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Il mondo in questo inizio di XXI secolo si trova in una situazione paradossale in cui l'economia e la finanza ormai globalizzate si espandono sempre pi� superando le vecchie divisioni imposte dai confini dei paesi e sfuggendo al controllo degli stessi stati nazionali. Questi ultimi con leggi proprie o delegando organizzazioni sovranazionali di dimensione regionale o continentale cercano di imporre regole e controlli spesso insufficienti a creare una rete di protezione legale e sociale atta a rendere il mercato pi� equo e sostenibile sotto il profilo economico, della protezione ambientale globale, del progresso sociale e culturale dell'umanit� intera. I recenti squilibri e le conseguenti crisi economiche di singoli stati sono dovuti anche a questo mancato ordine globale dovuto principalmente all'assenza di un organo governativo mondiale che possa legiferare in materia economica, finanziaria, fiscale, ambientale. Un vero e proprio governo del mondo eletto democraticamente che possa imporre il suo volere e contrastare lo strapotere delle multinazionali e dei grandi potentati economici e finanziari sempre pi� imperanti e capaci di sfruttare i vuoti e le differenze legislative esistenti nei vari paesi. Il processo che in questi ultimi anni si sta attuando in varie parti del mondo verso unioni regionali e continentali di paesi atte a uniformare le legislazioni e i regolamenti in essi vigenti, come l'Unione europea, il Nafta, l'Unione africana, l'Asean, il Mercosur e altre organizzazioni, � ancora troppo lento e debole per poter stare al passo con le esigenze imposte dai mercati finanziari e dallo sviluppo economico, che richiedono regole chiare e uguali per tutti. Purtroppo la lentezza e debolezza di questo processo di unificazione � spesso imposta da parti sempre meno marginali delle opinioni pubbliche dei rispettivi paesi che ascoltando le sirene populiste e nazionaliste di movimenti ostili al processo stesso si fanno convincere che restare arroccati ai vecchi schemi nazionali nati nel XIX secolo sia la soluzione al problema della disoccupazione e del degrado della loro societ�. Viene imposto di conseguenza ai loro governi un atteggiamento rinunciatario e poco coraggioso verso il cammino unitario. Facendo cos� questi gruppi non si rendono conto delle opportunit� che si stanno lasciando sfuggire come la possibilit� di vivere in un mondo pi� unito e solidale. Lo stesso processo di unificazione ha varie criticit�, come il metodo decisionale in materia di riforme legislative e adozione di trattati internazionali incentrato su incontri intergovernativi che viene spesso visto negativamente dalle stesse opinioni pubbliche, ritenendolo un metodo poco democratico; o come la scarsa comunicazione e propaganda delle stesse organizzazioni continentali nel diffondere le loro idee e iniziative tra le popolazioni interessate, che per questo si sentono non partecipi e protagoniste del processo unitario. A questo punto il processo di unificazione pu� svilupparsi in modo efficiente solo se si rapporta ad una visione democratica e federalista capace di coinvolgere tutte le componenti sociali dei vari popoli. Un federalismo a 5 livelli che partendo dal basso possa incanalare le energie economiche e sociali delle varie realt� territoriali verso una unificazione mondiale dei stati.
I 5 livelli ottimali del Sistema Federale Mondiale sono:
Questa suddivisione ottimizza il governo della cosa pubblica in un crescendo di competenze e responsabilit� partendo dal livello pi� basso del comune urbano, che incentra la sua amministrazione sul massimo rapporto di vicinanza tra governanti e governati per la risoluzione dei problemi quotidiani. Per passare alla regione, che con visione di insieme pu� meglio coordinare le politiche di sviluppo territoriale locale e le politiche sociali e sanitarie. Mentre lo stato nazionale pu� imporre quelle iniziative necessarie allo sviluppo complessivo del tessuto sociale ed economico della nazione intesa come unione di cittadini accomunati da una stessa cultura e tradizione. Lo stato continentale va visto come raccordo tra i vari stati per tutte quelle iniziative economiche e sociali improntate allo sviluppo di reti e infrastrutture ma anche di politiche volte alla libera circolazione di beni e persone e alla promozione di idee atte al superamento delle vecchie logiche nazionali. Infine un unico governo mondiale che con la sua imposizione di un potere globale, superiore a quello di tutte le altre associazioni statali, ad esso subordinate, possa imporre leggi e regolamenti indispensabili per uno sviluppo economico e sociale controllato del pianeta, eliminando alla radice il fattore stesso della conflittualit� tra stati, dovuta principalmente ad una mal distribuita ricchezza nata dallo sfruttamento di risorse da parte di alcuni stati verso altri. Conseguenza di questo potere globale sar� anche l'eliminazione degli eserciti nazionali, sostituiti da forze di polizia, e l'istituzione di un ridotto ma efficiente esercito mondiale atto alla protezione delle popolazioni da eventuali conflitti locali. Il governo mondiale dovr� necessariamente essere affiancato da un Congresso planetario eletto democraticamente dai popoli della Terra che ponga un controllo politico sul governo stesso e impedisca derive autoritarie. Un siffatto Sistema Federale Mondiale � l'unica soluzione che possa portare l'umanit� verso quella prosperit� e consapevolezza dei propri mezzi e limiti non ancora raggiunti dopo millenni di cosiddetta civilt� oscurata da conflitti e distruzioni.
27/10/2012
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